Questo blog è solo l'inizio di quella che, terminati i gradi giudiziari, diventerà la storia che personalmente racconterò....un libro che è già nella mia testa...

martedì, giugno 22, 2010

Tratto da una lettera ricevuta...

Caro Giuseppe,anzi, signor Giuseppe Casu. Io non ti ho mai conosciuto di persona. Ma non faccio alcuna fatica a immaginarti come un normale signore sessantenne, con le tue rughe scolpite da sessant’ anni di sole e di vento che nella nostra Sardegna da sempre ci accompagnano. Potresti assomigliare a mio padre, per esempio. Perciò per me è facile pensare ad un signore brunito con i suoi tanti anni di fatica, di padre, di uomo che in Sardegna ha vissuto, ha gioito e pianto e che quattro anni fa, esattamente quattro anni fa, il 22 Giugno 2006, è stato lasciato morire in un letto di un servizio psichiatrico di Cagliari, legato e sedato. Per sette giorni e sette notti.Voglio dirti che la tua morte che per taluni sarebbe dovuta essere una morte silenziosa, normale, anonima (come la tua vita forse..) la tua morte dicevo…io credo, abbia cambiato molte cose nel modo di pensare i servizi della salute mentale nella nostra regione. Tua figlia ed il Comitato che cerca Verità e Giustizia per la tua morte assurda ed inumana, riescono ancora oggi a distanza di quattro anni, a rendere viva la tua vicenda di uomo violato nei diritti e soprattutto nel bene supremo della vita. E’giusto dunque non dimenticare. Io, da cittadina di questa terra, non voglio dimenticare. Non voglio abituarmi all’idea che ogni giorno in questa città, in questa regione, decine di persone si rivolgono a medici che dovrebbero avere maggior cura della salute mentale dei propri pazienti, e che rischiano di trovare tra i tanti psichiatri scrupolosi, operatori stanchi, demotivati ed in fondo disattenti ai loro bisogni. Vorrei che questi operatori facessero il loro mestiere d’aiuto non per mero compito istituzionale o per non rischiare una denuncia. Vorrei che vedessero negli occhi di ogni paziente una persona, nella sua interezza, nella sua fragilità ed unicità.

...



Scusaci se non siamo stati capaci di farlo. Credo, sig Casu, che il miglior modo per non dimenticare, sia ricordarti non come “l’ultimo ambulante abusivo di Quartu” ma piuttosto come l’ultima persona a cui è stata negata la dignità di essere rispettata nella sua fragilità. Non vorremmo più leggere articoli di morte, di malasanità ma piuttosto storie di vita che parlano di persone, e credo ce ne siano tante, che dall’esperienza di sofferenza mentale, cominciano un percorso di cura e riabilitazione che non preveda solo i farmaci ma anche sostegni reali alle loro famiglie, al diritto ad un lavoro e ad una casa. In fondo, il diritto a non lasciarsi morire piano piano, pur senza contenzione, a causa della nostra piccola o grande indifferenza.



Grazie, chiunque tu sia...anche da parte di mio padre

Nessun commento: