25 Febbraio 2014 Nota a Tribunale di Cagliari, sez. Gip, sent. 17 luglio 2012, Giud. Casula
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" ..9. Il protrarsi della contenzione per una
settimana, come nella tragica vicenda della morte di Giuseppe Casu,
induce il sospetto che qualcosa possa non aver correttamente funzionato
nella gestione del paziente. Per quali ragioni, ad esempio,
sarebbe stato tenuto costantemente legato al letto, sebbene, come
risulta dalle testimonianze, egli alternava momenti di tranquillità a
momenti di aggressività, e nonostante le sue condizioni consentissero
agli infermieri di "scontenerlo" temporaneamente per accompagnarlo in
bagno per le operazioni di lavaggio?"
"Qualsiasi
ricostruzione della giustificazione della contenzione meccanica
coerente con le garanzie costituzionali della libertà personale non può
che presupporre come ulteriore condizione di legittimità la brevità
della "blocco del corpo" del paziente
psichiatrico. Illegittimo è il protrarsi di una limitazione della
libertà personale fuori dai casi espressamente autorizzati dalla legge
dello Stato e la cui ammissibilità non sia stata confermata da un
provvedimento dell'autorità giudiziaria. Per quanto non si possa
stabilirne a priori la durata massima, la legatura doverosa del paziente
in situazioni di stretta necessità non può che avere una durata
limitata per il tempo strettamente necessario alla risoluzione delle
condizioni che l'hanno motivata[8]. Quando la contenzione non resta
circoscritta a pochi momenti necessari, a una breve fase di passaggio
indispensabile per calmare il paziente (ad esempio, per somministrare un
farmaco), diventa strumento illegittimo e configura il delitto di
sequestro di persona."
" ...Legare
il paziente al letto è una scelta niente affatto ineluttabile come
dimostra l'esistenza in Italia (e all'estero) di Spdc che, oltre a
lavorare con le porte del reparto aperte, rifiutano altresì la
contenzione; e ciò non per ragioni ideologiche, ma
per precise necessità terapeutiche, oltre che ovviamente per rispetto
della dignità umana e dei diritti fondamentali del sofferente
psichico[10]. I servizi no restraint non costituiscono esperienze
pionieristiche e isolate nel panorama nazionale e internazionale, ma
rappresentano modelli di buon operatività basati sull'esperienza e che
vanno radicandosi anche in realtà metropolitane di grandi dimensioni,
presumibilmente uguali per tipologia di utenza ai servizi in cui la
contenzione si pratica[11]. Questi Spdc hanno fondato lo scorso novembre
2013 l'associazione "Club degli SPDC no restraint"[12].
"Dalla
sentenza non è dato evincere quali procedure o accorgimenti operativi
ed organizzativi e quali interventi siano stati adottati e messi in atto
dai sanitari per tentare di slegare il paziente. Si apprende piuttosto
un dato che appare alquanto inquietante,
emerso dalla testimonianza di un medico della reparto, confermata dal
direttore del Spdc, secondo cui « la pratica della "contenzione fisica"
anche oltre le 48 ore era frequente in quel reparto che presentava
problemi legati al sovraffollamento, atteso che il numero dei pazienti
ricoverati era di gran lunga eccedente quello massimo stabilito dai
regolamenti mentre quello del personale infermieristico era inferiore a
quello necessario ».
"Si tratta di una dichiarazione rilevante che fa luce su una prassi allarmante diffusa nel reparto e solleva la delicatissima questione, che nella sentenza appare solo marginalmente sfiorata, se il protrarsi della contenzione meccanica di Giuseppe Casu sia stata o meno parte di una terapia avente prevalentemente carattere di contenimento routinario."
Di sotto il link per leggere tutto l'articolo
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Questo blog è solo l'inizio di quella che, terminati i gradi giudiziari, diventerà la storia che personalmente racconterò....un libro che è già nella mia testa...
mercoledì, febbraio 26, 2014
Il nodo della contenzione in psichiatria tra gestione della sicurezza, diritti del paziente e “inconscio istituzionale”
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1 commento:
la possibilità che causa del decesso sia attribuibile alla contenzione è quasi indubbia. Di sicura mancano le prove oggettive, nel senso che mancano i "pezzi anatomici". Ma non è difficile dimostrare che la presenza di lacci agli arti inferiori sia all'origine di fenomeni di tromboembolia venosa profonda in quei distretti. Sono convinto, per conoscenza professionale, che le attenzioni dei periti dovrebberro comprendere anche gli arti nferiori. Sempre che non siano spariti anche questi ultimi.
Un semplice paragone fra il caso di specie e l'insorgenza di trombosi venosa profonda può essere fornito dal richiamo che viene fatto ai passeggeri d'aereo, nel caso di voli prolungati, quando si invitano gli stessi a non utilizzare calze o calzature in grado di provocare ristagno per molte ore. E' risaputo che ai pazienti immobilizzati a letto per qualsiasi motovo è d'obbligo la somministrazione di dosi frazionate di Eparina.
Se posso essere d'aiuto..
paolo.bertolini@univr.it
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